Nel nome del padre

Andrea Fondelli con la calettina dell'Italia
Andrea Fondelli

Non è stato tutto facile come può sembrare…

Alcuni possono immaginare che sia stato tutto facile: del resto sin da piccolo mi è stato detto che giocavo perché ero “il figlio di” e tutti i giorni dovevo, con l’impegno e la dedizione, smentire queste voci. Beh, tutto questo mi ha permesso comunque di alzare l’asticella ogni giorno e provare a dimostrare quanto valevo… In un piccolo personale bilancio, oggi posso dire di essere contento di aver portato per un po’ il peso di questo cognome sulle mie spalle: nel periodo delle giovanili mio padre era dirigente della RN Camogli e ne è stato anche il presidente, oltre che esserne una bandiera storica… ma per me tutto ciò era solo motivo di enorme orgoglio.
Detto questo non posso negare di essere stato molto fortunato perché in quegli anni la società aveva il settore giovanile più forte d’Italia e non solo, questo mi ha permesso di allenarmi nel migliori dei modi e sopratutto in condizioni perfette. Per tutto ciò devo anche ringraziare mio fratello, sei anni più grande di me. Luca ha vissuto tutta la rifondazione del settore giovanile: la piscina del Boschetto di Camogli era in ristrutturazione quindi per alcuni anni mio fratello e i suoi compagni hanno dovuto allenarsi in giro per varie piscine della Liguria e quindi è grazie a lui e ai ragazzi della sua leva che poi si è formata un’ossatura e un vivaio importante…

Andrea Fondelli alla Pro Recco

Pian piano cominciarono ad arrivare le prime soddisfazioni: prima gli scudetti giovanili con il Camogli dal 2005 al 2011 (7 scudetti), poi le vittorie con la nazionale giovanile (2010 e 2012 Europeo, 2011 e 2013 Mondiale), l’esordio in Serie A con il Camogli (2010 a 16 anni) e a seguire le convocazioni con la nazionale maggiore (nel 2012) e nel frattempo arrivò anche la chiamata della Pro Recco… Fu tutto molto veloce, un’escalation incredibile… anche se in realtà tutti questi risultati erano frutto di anni e anni di lavoro e sopratutto di sacrifici miei ma anche della mia famiglia. Per esempio, mia mamma mi veniva a prendere a scuola con il pranzo in modo che potessi mangiare nel tragitto verso la piscina e riposare dieci minuti in macchina prima di iniziare l’allenamento; oppure mia sorella, anch’essa pallanuotista all’epoca, che mi seguiva ovunque per vedermi giocare…

Massimo “Mamo” Fondelli premiato con il Collare d’Oro per il Mondiale vinto nel 1978

In tutto questo contesto mi piace sotto sottolineare, anche se può sembrare davvero strano, che in casa nostra non si parla molto di pallanuoto, anzi direi che se ne parla poco e niente. E in quei rari casi nei quali l’argomento di discussione è la pallanuoto, il mio papà dice sempre che ne capisco molto meno dei miei fratelli e sopratutto che finché non avrò vinto un Mondiale come lui non potrò parlare… 😂😂😂😂😂 

Tornando alla chiamata della Pro Recco, devo ammettere che non fu facile prendere una decisione. Come sapete, mio padre è una bandiera del Camogli, io sono nato e cresciuto con i colori bianconeri quindi ero molto dubbioso ma poi parlandone con la mia famiglia decidemmo che per la mia crescita sportiva era la soluzione migliore in assoluto. Quando decisi di andare alla Pro Recco mio fratello Luca mi avvertì: “Però non ti voglio vedere con la divisa della Pro Recco in casa”.

L’impatto con la Pro Recco fu davvero brusco e difficile, avevo solo 17 anni e passai in pratica dalle giovanili del Camogli alla prima squadra più forte del pianeta. Quell’anno nella Pro Recco c’erano 25 giocatori, ovvero tutti i più forti pallanuotisti di ogni nazionale. Fu difficile e allo stesso tempo straordinario: ricordo che l’anno prima chiesi l’autografo a Kasas, Benedek, Zlokovic, Tempesti ecc ecc e qualche mese dopo ero lì a palleggiare con loro. Incredibile! Il menù dei primi anni fu abbastanza ripetitivo e formativo: tanto allenamento e poche partite… mi ci vollero tre-quattro anni prima di riuscirmi a ritagliare un posto in squadra e ottenere la considerazione dei compagni.

La festa a Rio2016 per il bronzo olimpico

Nel luglio del 2016 arrivò la convocazione per l’Olimpiade di Rio de Janeiro, ancora oggi una delle mie soddisfazioni più grandi. Ricordo che non stavo nella pelle e la prima cosa che feci fu chiamare papà, speravo mi dicesse qualcosa di più, ma non si scompose molto, e mi fece semplicemente i complimenti… dimenticavo che per lui finché non vincerò un Mondiale il resto sarà aria fritta… 😂😂😂😂😂
Da quella Olimpiade tornai con un bronzo al collo che mostrai con fierezza a chiunque, non era il metallo più prezioso ma era pur sempre una medaglia olimpica, sudata e meritata. Una volta arrivato a casa iniziò il dibattito tra me e papà: “Ha più valore un oro mondiale o una medaglia olimpica?”. Ancora oggi ci divertiamo a prenderci in giro al riguardo…

La strada è ancora lunga ma a 25 anni posso dire di avere già un bel bagaglio d’esperienza e quest’anno per la prima volta nella mia carriera, facendo parte di un gruppo giovanissimo, sono chiamato a utilizzare questa esperienza a servizio della squadra e sono contentissimo perché era uno step che mi mancava.

Andrea Fondelli alla BPM Sport Management

Infine adesso ho la maturità per vedere le cose in maniera diversa, ricordo che da piccolo i miei giocatori preferiti erano Kasas, Sapic e Boskovic per i loro gesti che avevo sempre ammirato… però oggi posso serenamente ammettere che l’unica persona alla quale davvero mi ispiro è mio padre, perché secondo me ciò che più conta è lo spessore umano e il rispetto, due qualità che a mio padre non mancavano quando giocava…

Andrea “Deddy” Fondelli
(centrovasca Sport Management)

“Mamo” e “Deddy” Fondelli

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