Grazie Setterosa!

Il Setterosa eliminato dall'Olimpiade
photo Andrea Staccioli

Grazie Setterosa!

Grazie, comunque.

Il sogno olimpico è svanito del tutto. Ce l’avete messa tutta, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze ma soprattutto di pesi che hanno zavorrato questi mesi e la vostra preparazione.

Questa volta però è andata davvero male. Peggio di tutte le eliminazioni dolorose e amare che il Setterosa ha patito da Rio in poi. Con l’eccezione dell’argento in World League, e una qualificazione olimpica sfuggita per un gol (nel 2019), questa squadra non è mai andata oltre il quinto posto in una grande competizione, fermandosi sempre ai quarti di finale. E soprattutto rispetto alle altre nazionali europee che andranno a Tokyo è l’unica a non essere mai finita sul podio in questo quadriennio. Anche la Grecia, pur eliminata (ma in pole position per un ripescaggio sempre più consistente), ha saputo vincere un argento europeo (2018).

Il Setterosa di Rio aveva sfiorato la medaglia all’Europeo di Budapest2014, conquistato il bronzo mondiale a Kazan2015 e il bronzo europeo a Belgrado2016… aveva emozionato e fatto innamorare il pubblico. Alla squadra che lentamente si è andata rinnovando (a Trieste appena 6 reduci da Rio) son venute meno sia le figure carismatiche che alcune certezze tecniche. Gli innesti – seppur di qualità – non hanno trovato altrettanti punti di riferimento e la leadership è finita suddivisa tra le veterane senza che mai nessuna l’avesse o l’assumesse del tutto. Nonostante una media di quasi 300 partite in Nazionale per le azzurre di Rio. E il gruppo ne è uscito indebolito caratterialmente.

All’indomani delle eliminazioni del Setterosa, tra le accuse più frequenti – soprattutto dei detrattori del lavoro di Fabio Conti e poi di Paolo Zizza – c’è sempre quella delle posizioni di rendita, ovvero alcune giocatrici riterrebbero di avere il posto assicurato e per questo l’impegno in allenamento non sarebbe il massimo… Facile da dire, difficile da dimostrare ma di certo le prestazioni insufficienti di diverse ragazze a Trieste fortificano queste congetture.

E comunque l’esclusione di Giulia Emmolo mi sembra invece che vada nel verso opposto, ancor di più considerando che è una mancina, e quindi merce rara. In precedenza l’addio di Pomeri, le esclusioni di Federica Radicchi e di Aleksandra Cotti, tre fedelissime di Fabio Conti, avevano fatto rumore ma lo staff tecnico è andato avanti credendo nel rinnovamento. E del resto, in quale sport una Nazionale stravolge se stessa, nei suoi componenti, dall’oggi al domani?! Non sono certo le eliminazioni a produrre le epurazioni, i cambiamenti sono sempre graduali… e questo Setterosa arrivava dall’argento olimpico.

Dal 2016, a ogni eliminazione c’è chi ha invocato la ’tabula rasa’ dello staff tecnico ma ci si dimentica che la pallanuoto non è il calcio – per fortuna! -, non si cambia allenatore ogni mezza stagione o per un sesto posto. Ogni volta c’è un quadriennio olimpico, piaccia o non piaccia, l’incarico e il progetto sono quadriennali… Per esempio, pensate ad Arno Havenga, Ct dell’Olanda che ha fallito la qualificazione a Rio2016 pur giocando il torneo preolimpico in casa: è ancora lì ad allenare le ragazze olandesi (da settembre 2013).

Ma non ci giriamo intorno. La Nazionale di Trieste ha fallito.
Ha fallito nell’approccio alle gare… occorrerebbe un’analisi psicologica profonda per capire cosa spaventi le azzurre in avvio di match, perché entrano in acqua con il timore di sbagliare e sbandano al primo errore. Gare compromesse già nei primi 30 secondi.
Ha fallito nel gioco, apparso involuto. E con la sudditanza psicologica di cui sopra anche le soluzioni facili diventano macchinose. Ed è stato lampante che l’esclusione della mancina non ha lasciato il tempo sufficiente per ridefinire posizioni e ruoli.
Ha fallito perché manca una leader, una ragazza che scuota le compagne dal torpore, le tranquillizzi nella foga, che chieda palla o la riceva nei momenti clou.
Ha fallito perché molte atlete hanno giocato davvero male. Personalmente salvo solo Tabani, Marletta e Palmieri. Assolvo Giustini e Sparano. Le altre no, tutte insufficienti. E non me ne vorranno, perché al di là dell’eliminazione, ognuna di loro sa di non aver fatto bene.
Ha fallito perché la Federazione non ha mai trattato la pallanuoto femminile come quella maschile, meno risorse, meno investimenti. Manca un lavoro in profondità.
Ha fallito anche per la mediocrità di un regolamento che permette aggiustamenti e sconfitte ad hoc.

Come si riparte? Da chi?
Mica facile. Ma bisogna ripartire con il fuoco dentro. Un fuoco vero, di passione e di rabbia, di voglia di arrivare a vincere medaglie prestigiose, non il fuoco di paglia di chi si accontenterà di far parte del gruppo azzurro.
E questo fuoco dovranno alimentarlo le varie ragazze convocate nei collegiali degli ultimi tempi: Imperatrice, Altamura, Repetto, Ioannou, Ranalli, Borg, Di Claudio, Picozzi, Cocchiere, Galardi, Banchelli, Bettini, Cergol, Centanni, Casson, Gragnolati, Meggiato, Gottardo, Malara e le altre che si metteranno in luce nei prossimi mesi.
E la vecchia guardia? Si rimetta in discussione, si metta alle spalle medaglie e delusioni e lotti di nuovo, se ne ha voglia, per un posto in Nazionale…
Chi le guiderà? Non lo so, questa di certo è una di quelle situazioni nelle quali un tecnico può essere tagliato, ma la soluzione non è dietro l’angolo. Guidare un club o una Nazionale sono due storie molto diverse. E non sovrapponibili. Pure la linea della continuità non è sbagliata, anche perché il tempo a disposizione è scarso. Il mio auspicio invece è che nello staff azzurro, in questo o in uno nuovo, ci sia posto anche per ex giocatrici del Setterosa… vedi la Grecia con Roumpesi e Manolioudaki in panchina con Lorantos, un ponte tra lo staff e le ex compagne… oppure Pomilio e Attolico con Campagna.

Parigi è vicina, il tempo stringe!

Forza Setterosa!!!

Dario Di Gennaro

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