Pallanuoto e studi, la convivenza

picozzi3Ogni giorno ci troviamo di fronte ad una serie di scelte, più o meno importanti.

Per esempio quella che mi si pone davanti tutte le mattine è: “Che faccio, la ritardo la sveglia di 5 minuti?”. Il più delle volte la risposta è sì.

Allo stesso modo tutti i giorni mi chiedo se davvero valga la pena fare su e giù tra Roma e Ostia, tra università e piscina, per non fare una scelta. O meglio, per farne una diversa. Bene, la risposta è sempre sì.

Non è la volontà di dimostrare che si può fare, non è una sfida con me stessa o con qualcun altro. Alla base di tutto c’è il divertirsi, c’è l’emozionarsi nel momento in cui si sta facendo qualcosa: che sia stare sui libri immaginandomi in un futuro con camice e stetoscopio (ammetto di essere sempre stata un po’ secchiona) o che sia sentire il cuore che batte fortissimo qualche secondo prima di entrare in vasca per una partita importante. Credo che alla base di qualsiasi cosa ci siano le sensazioni, i sentimenti, le passioni: questi sono il motore che rende ogni giorno diverso dall’altro e si possono trovare in qualsiasi sfumatura di quello che si sta facendo. Se positivi meglio, ovvio.

picozzi2Non sempre però tutto è rose e fiori. I momenti in cui mi sembra di non potercela fare ci sono, eccome! E mi sento fortunata, perché anche quando mi sembra di essere da sola contro qualcosa di insormontabile mi rendo conto di non esserlo mai stata. Non ho mai sentito dire alla mia famiglia: “Ma non pensi sia troppo? Forse dovresti mollare…”. Anzi, mia madre si addormenta sul divano per aspettarmi quando torno dalla piscina e chiedermi anche solo com’è andata la giornata, che vale più di qualsiasi gesto… e penso a mio padre, che non si è mai perso una partita, anche stando in disparte.

Forse troppe volte non ho dato loro la giusta importanza, eppure non mi hanno mai voltato le spalle.

Molto spesso ho sentito dire che sport e studio non possono andare d’accordo e altrettanto spesso ho visto (per fortuna, mai vissuto in prima persona) situazioni in cui questo veniva addirittura ostacolato. Penso invece che lo sport, soprattutto se di squadra, rappresenti un modo per responsabilizzarsi, per imparare a lavorare in un gruppo e a rispettare chi abbiamo di fronte: sono tutte cose che vanno ben oltre la lezione imparata a memoria per il giorno dopo. E così lo studio aiuta ad avere un ordine mentale, che durante una situazione difficile in una partita, per esempio, può aiutare a mantenere la lucidità.

picozzi4Entrambi allenano al sacrificio, perché di sacrifici e di rinunce ce ne sono: vorresti riposarti, ma devi studiare; vorresti studiare, ma c’è la partita e la testa è concentrata su quella. Di sicuro non ci si annoia mai.

È ovvio che anche dopo aver lavorato tanto non è detto che le cose vadano bene per forza: per questo poter svuotare la mente e avere la possibilità di fare altro nell’immediato è un gran vantaggio e avere amici che capiscono cosa fai, sia dentro che fuori dall’acqua, è fondamentale. Ho stretto legami che non avrei mai immaginato potessero essere così forti, e anche in questo mi reputo davvero fortunata.

Fino a quando andrò avanti a dividermi così durante la giornata? Non lo so onestamente. Chi mi conosce sa quanto mi piaccia programmare i miei impegni (più che un piacere, è una necessità), ma alla fine preferisco affrontare di giorno in giorno quello che succede. Di sicuro, finché quello che faccio mi lascerà con il sorriso sulle labbra, anche dopo la fatica, allora vorrà dire che è giusto continuare a farlo…

Dopotutto, come si dice spesso… la partita è finita solo quando suona la sirena!

Domitilla Picozzi
(capitano Sis Roma)

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