Solo per numeri 13

“Il Portiere”. Colui che deve difendere la porta della propria squadra.

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E già da questa definizione si capisce quanto sia delicato e importante questo ruolo.

Ti senti costantemente sotto esame… se pari bene non è mai abbastanza, e se sbagli… se sbagli il tuo errore è un +1 avversario sul tabellone. 

Ma devi essere forte perché sei tu – portiere! – a dover trasmettere tranquillità alla tua squadra… sei tu che, come un regista, devi guidare tutta la difesa. 

Devi essere lucido, devi caricare la squadra e in tutto questo devi essere reattivo, pronto e, perché no, anche un po’ sfacciato.  

Credo che il portiere sia un ruolo a 360 gradi… non ti può sfuggire niente ma per me è anche il ruolo più soddisfacente: è vero sono di parte, ormai sono 12 anni che indosso la calotta rossa e mi metto nella mia casetta – come la chiamo io -, pronta a far il meglio per non far passare neanche un pallone. 

Quest’anno però, come già accaduto in passato, ho deciso di fare l’aiuto regista e quindi il secondo portiere. A Rapallo, alle spalle di Federica Lavi, numero 13 del Setterosa

Sono veramente felice di poter scrivere questo articolo perché mai come quest’anno sento di riuscire a ricoprire a pieno questo incarico (anche dai numerosi complimenti che mi arrivano e dei quali sono grata). Lo chiamo incarico perché è ‘qualcosa’ che prendo molto seriamente e in cui ci metto tutta me stessa.

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Matilde Risso con Federica Lavi

Non c’è un buon primo portiere senza dietro un buon secondo…

Che deve motivare al meglio ma anche criticare, quando è necessario. Ma alla fine esserci costantemente… a Federica lo dico sempre ‘quando pari, le tue braccia sono quattro non due’… perché ci credo così tanto che, anche se in quel momento non sono in acqua, voglio che pari! E quelle parate, sotto sotto, dopo una settimana di allenamenti spalla a spalla, forse le sento anche un po’ mie. 

Allo stesso tempo è anche giusto magari in settimana analizzare gli errori e lavorare INSIEME su quello che si è sbagliato come fanno gli attaccanti e i difensori. Se avverto che il primo portiere vuole provare i rilanci, ok ci sono: “Sono pronta, oggi ci alleniamo sui rilanci”… perché se nella prossima partita un rilancio è un assist per un gol, io ho fatto il mio dovere: allenarmi bene per far arrivare al sabato il primo portiere al top della forma. 

Questo vuol dire anche dover stare fuori tutto l’allenamento di schemi e farsi solo gli ultimi 15 minuti… ma in quel breve spazio di tempo le mie compagne non si dovranno mai accorgere del cambio in porta, perché tu, caro il mio secondo portiere, devi sempre garantire qualità.

La qualità per me è importantissima. Mi è capitato spesso, soprattutto quando ero più piccola, di pensare “ma sì, io mi alleno così così, tanto poi non gioco”… ed è lì che sta la differenza. 

Quando mi alleno voglio garantire alle mie compagne un allenamento perfetto. E mi alleno forte! Come se il sabato fossi io a dover giocare e soprattutto per non far cogliere alle mie compagne alcuna differenza rispetto a quando tirano in porta al primo portiere.

Poi si arriva al sabato. Al giorno della partita. Prepari la borsa, accappatoio, costume e pronti si va in piscina. Dentro di te lo sai che ci sono partite in cui difficilmente entrerai ma questo non deve scalfire il tuo spirito. Ogni sabato vado in vasca, faccio il mio riscaldamento e mi metto vicino alla porta per poter dare respiro al numero 1… e poi in alcune partite mi siedo e osservo tutto. 

Non lo nascondo, molte volte in passato ho pensato: ‘Vabbè, ma io quella palla la paravo; io quel gol lì non lo prendevo’Invece quello che ho imparato ora è non giudicare, non pensare a quello che potrei fare io, ma spronare il primo portiere. Ogni partita, ogni time out, ogni fine tempo, sempre più forte, sempre più determinata.

Tutti i secondi portieri seduti in panchina si chiedono ‘entro, non entro’. E se poi entro e sbaglio? Perché a giocare poco si perde il ritmo partita, e il non essere pronti di testa è la cosa che spaventa di più. Ma il vero secondo portiere quando entra sa che è all’altezza, e deve pensare ‘ora non ne passa una perché devo sostituire il numero 1 e allora lo devo fare alla grande!’

Al di fuori del rapporto unico che ci deve essere con il primo portiere, per me il numero 13 ha un ulteriore ruolo: essere il collante nella squadra. Essere un supporto, un confidente per le altre, ascoltare i loro problemi, le loro paure, i loro perché… quelli loro, non i miei… da fuori si vedono cose che non tutti capterebbero: il secondo portiere in realtà le sente, anche senza volerlo le conosce, le ha osservate, viste, percepite. Anche inconsciamente.

Spesso a fine partita, o in settimana, le mie compagne mi vengono a chiedere sensazioni, opinioni sulla partita del sabato, vogliono pareri su alcuni errori o situazioni che hanno percepito come tali… e questo mi lascia intuire quanta fiducia abbiano nella sottoscritta, e quanta tranquillità possa trasmettere a loro. Fiducia e tranquillità, altri due elementi che il vero secondo portiere deve possedere e saper trasmettere.

Ecco questo è quello che scriverei se dovessi fare un manuale del buon secondo portiere, colui che da dietro le quinte, con la sua calotta rossa (rigorosamente 13), coordina tutto affinché, quando il sabato si va in scena in quell’acqua clorata, da fuori osservi tutto e dica “lì dentro ci sono anche io!”

Matilde Risso n.13 del Rapallo Pallanuoto

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