La pallanuoto che vorrei…

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Federico Colosimo (Lazio Nuoto)

“Senza sogni non si vive, si sopravvive. Senza sogni non sei il protagonista della tua vita ma solo una scolorita figura che ha accettato rassegnato la propria esistenza”. E’ da questa massima di Gianluigi Buffon, portiere e campione senza tempo, che ho deciso di iniziare questo dibattito che per una volta tira in causa anche noi protagonisti di questo sport così bello quanto bistrattato. Una preghiera: permetteteci di sognare. Consentiteci di sperare in una pallanuoto che non resti indietro coi tempi, ancorata a idee e preconcetti davvero arcaici. Per una volta, fermatevi ad ascoltare le opinioni, giuste o sbagliate che siano, dei protagonisti di questo sport: i giocatori.

Da appassionato, ancor prima che da interprete, sogno una pallanuoto “professionista” e non “dilettante”, dentro e soprattutto fuori dall’acqua. Una disciplina e un’organizzazione chiamata a riformarsi. Che non decida nelle stanze dei bottoni cosa è giusto o sbagliato fare in maniera assolutamente poco democratica. Non pretendiamo di dettare legge, assolutamente. Ma di fornire un contributo, questo sì, volto a far crescere questo “mondo”.

La pallanuoto che vorrei forse esiste solo nel mio libro dei sogni. Tra campionati (dalla Serie A1 alla categoria esordienti) e partite ricche di spettatori e spettacolo. Giocate ad orari adeguati e in vasche accoglienti. E, perché no, anche d’estate. Al mare, per esempio, come si fa in tanti posti del mondo, tra un aperitivo e un tramonto mozzafiato volti a rendere ancora più suggestivo lo spettacolo. Di fronte a migliaia di persone che devono essere “spinte” e non forzate a preferire la pallanuoto a tutto quello che di bello la vita offre.

Sogno una pallanuoto con un campionato di “apertura” e uno di “clausura”, modello Sud America. Dove, perché no, si possano assegnare più titoli all’anno. E ancora: uno sport che cresca sotto tutti i punti di vista. Tra società sane, rimborsi (piccoli o grandi che siano) puntuali. Con meno vincoli, anche e soprattutto a livello di “cartellini”, per ragazzi che fino a quando non avranno compiuto 18 anni potranno scegliere quale calottina indossare. Affinché casi tipo quelli che si sono verificati anche quest’anno (in Serie A1 femminile) non accadano più.

Tra i miei sogni c’è anche quello della nascita di una Lega, che non abbia alcuna finalità di lucro ma solo voglia, idee, abilità da mettere a disposizione della waterpolo. Con la Federazione che deve e può essere affiancata. Mentre a livello mondiale sogno una organizzazione che non rovini definitivamente la pallanuoto con regole e dettami tanto ingiusti quanto impensabili. Vorrei una pallanuoto, permettetemi di dirlo, meno leccaculo (e lo sottolineo). Dove a regnare sia la MERITOCRAZIA e non lo “sviolinare”. Con dirigenti e massimi interpreti chiamati non solo a lamentarsi e a piangersi addosso, ma a fare sempre di più per crescere e non per arretrare.

Sogno eventi come quelli che solo poche società in Italia sanno organizzare. E piscine, strutture, per ogni società. Impensabile pensare di poter allestire palcoscenici dignitosi se, ad esempio, ogni sabato al Foro Italico (dove da una parte si tocca, neanche ci trovassimo in Tornei di Natale di Acquagol) si disputano (dalle 15 alle 21) un’infinità di partite e tutte nello stesso impianto.

Sogno poi un confronto a cadenza mensile (anche trimestrale) tra la rispettabilissima classe arbitrale italiana e una rappresentanza di giocatori. Una Agp (Associazione giocatori pallanuoto) che possa avere il privilegio di scambiarsi delle opinioni e capire meglio determinate decisioni grazie a un dibattito con i nostri “fischietti”. Che, attenzione, è stata già fondata in passato ma che per tantissimi motivi non ha raggiunto gli obiettivi inizialmente prefissatisi.

Detto questo, quel che è stato è stato. Inutile piangersi addosso e pensare a quel che poteva e doveva essere fatto. Il domani appartiene a noi, recita una antica canzone. Prendiamocelo. Tutti insieme. Senza veti né pregiudizi.

Un grazie a Dario Di Gennaro, che con i suoi dibattiti e le sue idee tiene vivo uno sport che rischia la sepoltura.

Federico Colosimo
(giocatore Lazio Nuoto)

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