Ma che pallanuoto volete?

settebelloSi è scatenato un robusto dibattito sotto un post di complimenti al Recco e al presidente Maurizio Felugo per l’ultima novità (la mascotte) inserita in un programma di iniziative, divertenti e coinvolgenti, di contorno alla partita…

Aggiungo una serie di considerazioni, che valgono come opinione personale. Liberi di condividere o dissentire, in parte o totalmente. Così è, se vi pare…

  1. La pallanuoto è uno sport gestito da lamentosi dilettanti e praticato da iper professionisti
  2. Ha un movimento in crescita e la spettacolarizzazione non può che aiutare tale crescita
  3. Solo una piscina piena può richiamare sponsor e media, solo un evento coinvolgente può portare nuovi spettatori… andare alla partita deve essere ‘cool’, se non vai sei out (così era a Napoli negli anni d’oro del Posillipo, così era alle Naiadi con il Pescara, e penso anche altrove, al di là dei successi) 
  4. Non c’è la tv? Bene, vado in piscina!!! Altro che streaming… semmai accendo lo streaming per vedere un’altra gara fuori città 
  5. Oggi il Recco sta provando a diventare brand, spendibile, vendibile al di là dei risultati sportivi. È un ‘bene’ che resterà nel tempo… Quando tra dieci anni ci saranno meno denari, resterà il marchio “Pro Recco”, vero appeal per sponsor e investitori. L’assurdità, semmai, è aver dilapidato 10 anni di successi
  6. Il Circolo Nautico Posillipo, per esempio, cosa fa per portare pubblico in piscina? Il blasone non basta più, è evidente… e questo vale per tutti
  7. La meravigliosa doppia finale di EuroCup tutta napoletana è stato un evento cittadino, quasi 12mila persone in due serate… due settimane dopo la stessa gara playoff di campionato ha raccolto appena 500 spettatori. La colpa è della FIN, del campionato poco equilibrato, delle regole che cambiano ogni anno o delle società?
  8. Copiare, sì CO-PIA-RE!!!, dal Recco o da Sport Management, non sarebbe una diminutio per nessuno. Ci vogliono poche persone, dinamiche, con idee, con qualche competenza specifica e il progetto merchandising diventa autosostenibile. Chi critica queste iniziative fa la figura della volpe con l’uva o è invidioso, non trovo altre spiegazioni logiche
  9. Partner e sponsor non devono sposare la pallanuoto ma un serio progetto di marketing, poi col tempo ameranno anche questo sport 
  10. La comunicazione è fondamentale: ci sono molte società di A1 (uomini e donne) senza un sito internet, senza addetti stampa; società che non mandano mai un comunicato, altre che li inviano a mezzanotte (quando i giornali hanno chiuso)
  11. Negli sport americani, che a molti piacciono, ci sono decine e decine di società che non vincono mai eppure gli impianti sono sempre pieni. Perché sono il brand e l’evento che attirano pubblico, non tanto la squadra della quale si sa già che non vincerà 
  12. Pensate se chi è sempre pronto a criticare o a sottolineare che negli ultimi 20-30 anni non è cambiato nulla o che il campionato è morto, impiegasse lo stesso tempo a telefonare per invitare gli amici alla partita, a cercare uno sponsor e a capire cos’altro fare di costruttivo per la pallanuoto
  13. La pallanuoto è uno sport di nicchia, rendiamo questa nicchia familiare, confortevole. Confezionare una partita come accaduto a Palermo per il Settebello non è utopia, è stato possibile. E non servono le luci stroboscopiche ogni volta…
  14. La pallanuoto è circondata da dirigenti disfattisti o miopi, che vedono nella FIN l’inizio e la fine di tutti i mali della pallanuoto. Bell’alibi!
  15. Un campionato più equilibrato non rappresenta di per sè motivo di interesse e non trascina potenziali folle in tribuna. Ormai anche questo è diventato un alibi molto molto comodo, si liquida la questione disinteresse con “è tutta colpa del Recco”
  16. In questi dibattiti si sommano spesso le voci di chi si vanta di aver vissuto in piscina da quando è piccolo, 20-30-40-50 anni a bordovasca eppure alla fine proprio queste persone non tirano fuori un’idea, anzi con tre parole disprezzano chi si dà da fare
  17. Diamo VOCE AI GIOCATORI, chi gioca è la parte sana di questo mondo pallanuoto…. altrimenti rischia di far opinione e tendenza chi è, o è divenuto, marginale a questo sport! Qual è l’opinione dei protagonisti in acqua?

Dario Di Gennaro

7 pensieri su “Ma che pallanuoto volete?

  1. Condivido ciò che hai scritto, è un’analisi perfetta!!! Aggiungo a completamento che in molte città c’è “fame” di pallanuoto e soprattutto di EVENTI (oltre Palermo ricordo Bari per la world league e per il campionato Trieste e Torino sono la riprova di ciò che dici, che se si vuole si può!!!)

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  2. La pallanuoto è uno sport di nicchia, sport difficile da comprendere per chi non ha mai visto una partita, ho visto tanta gente venire la prima volta e poi non tornarci più perché troppo complicato.
    Cambiare questa tendenza si può, servono più sponsor, più marketing ma anche più competizione che il Recco sta ammazzando. Guardate quanti giocatori ha “rubato” alla anBrescia, squadra che arriva seconda in campionato da anni. Guardate lo sport management, è salita di categoria ha investito ed è sempre arrivata terza. E ha investito tanto. La verità è che il Recco è troppo forte, ha più soldi degli altri e nessuno vuole investire sapendo di andare in perdita. E il suo brand è sempre in crescita perché le vittorie aiutano a diventare famosi, le sconfitte… no

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